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Grano Duro Biologico, il Sud Italia lavora per la sostenibilità ambientale. Luca Braia in Basilicata fa il punto sul comparto

7 Aprile 2019 - Local Genius

Grano Duro Biologico, il Sud Italia lavora per la sostenibilità ambientale. Luca Braia in Basilicata fa il punto sul comparto


“Siamo il Paese con il minor numero di residui di pesticidi nei prodotti agroalimentari in Europa (0,48%), e siamo campioni del biologico in Europa per numero di produttori”

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“Sostenibilità ambientale e biologico: ci sono pratiche che consentono al comparto agricolo di diventare protagonista dei mercati ma anche della sfida climatica grazie a primati in agricoltura che l’Italia continua a mantenere e a cui la Basilicata contribuisce in maniera determinante. La cerealicoltura biologica è tra questi, ed è in continua crescita. Le coltivazioni di cereali in biologico, vedono da qualche anno sempre il Mezzogiorno primeggiare: le prime tre regioni per estensione (Sicilia, Puglia e Basilicata) sommano quasi il 50% delle superfici. Nella sola Basilicata sono 34.175 gli ettari destinati cereali biologici”. Lo rende noto l’Assessore alle Politiche Agricole e Forestali della Basilicata, Luca Braia, intervenuto all’incontro, e così come si evince da una nota stampa ufficiale diramata il 6 aprile 2019. “A Irsina – prosegue l’Assessore Braia – è stato firmato dall’azienda BioAgritaccone, un contratto di fidelizzazione per la coltivazione di grano duro biologico (Puglia e Basilicata) per il raccolto dell’annata 2019, con obbligo di prezzo minimo garantito di 360€/TM sulle quotazioni della borsa merci di Altamura. La cerealicoltura lucana incentrata soprattutto sul frumento duro, continua a rappresentare un comparto strategico occupando un quarto della superficie agricola utilizzabile regionale. La firma di questo accordo è una ottima notizia che da valore alla nostra produzione biologica e di qualità oltre che al lavoro dei nostri agricoltori e ai mercati di riferimento in cui la nostra regione è sempre più presente. #BioBasilicata può essere a pieno titolo un brand che renderà identificabile la Basilicata nel mercato dell’agroalimentare, a partire dal frumento e non solo”.

“Una sfida, quella della sostenibilità. Siamo il paese con il minor numero di residui di pesticidi – spiega Braia – nei prodotti agroalimentari in Europa (0,48%), siamo campioni del biologico in Europa per numero di produttori e, nonostante la superficie minore, sesti al mondo con 1,8 milioni di ettari di superfici a biologico. La Basilicata, di pari passo, negli ultimi 5 anni ha diminuito del 30% l’uso di prodotti fitosanitari in agricoltura e, grazie al Psr Basilicata 2014-2020, ha reso disponibili oltre 170 milioni di euro complessivi per più di 140.000 ettari di SAU regionale (25%) per le le misure a superficie (biologico, integrato, sodo) che sono, per scelta politica lungimirante, finanziate al 100%. Come Basilicata, ricordiamo, abbiamo destinato 85 milioni di euro al biologico, guardando a un’agricoltura di qualità, in un territorio che ne ha particolare vocazione: ne beneficiano 2312 aziende agricole grazie alla misura 11. Oggi gli ettari coltivati a biologico sono oltre 106mila, con una produzione bio di oltre 255 mila quintali. La Basilicata è la prima regione d’Italia per incremento di ettari e di produttori, oggi quasi 3000”. “Come regione abbiamo ottenuto un risultato fondamentale per il futuro della cerealicoltura – conclude Luca Braia – con le rotazioni colturali che possono essere adottate nelle aziende biologiche, cioè la rotazione quadriennale con non meno di tre specie differenti, almeno una delle quali leguminosa. Da una decina di anni, qui da noi, il modello colturale che vede la rotazione biennale in avvicendamento con le leguminose da granella o da sovescio e/o foraggere nelle aree a presenza di allevamenti zootecnici, rappresenta un ottimo e consolidato modello di sviluppo e crescita del settore che sta dando già buoni risultati. Le aziende possono così continuare ad assicurare sul mercato la presenza della produzione di frumento duro biologico di Basilicata e contestualmente alimentare e continuare a sviluppare la filiera dei legumi biologici”.

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