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Commercio equo e solidale, è in Lombardia che si registra il massimo sviluppo nel Paese

12 Maggio 2018 - Local Genius

Commercio equo e solidale, è in Lombardia che si registra il massimo sviluppo nel Paese


Sono 81 le organizzazioni censite, 139 punti vendita, 157 i lavoratori impiegati di cui oltre la metà sono volontari e 16,1 milioni di euro di fatturato

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“L’impegno di Regione Lombardia per il commercio equo solidale ha come base la Legge 9 che è stata approvata nel 2015 e che si sviluppa con dei bandi a sostegno del settore. Bandi che, come emerso stamattina (venerdì 11 maggio, ndr), devono essere sempre più premiali e vicini all’aspetto umano di chi si mette a disposizione di questo mercato”. Lo ha spiegato l’assessore regionale allo Sviluppo economico partecipando, a Palazzo Lombardia, alla presentazione della ricerca “Lombardia equa e solidale” curata dalla rivista “Altraeconomia”. Lo si legge in un lancio di Lombardia News, agenzia di stampa della Regione Lombardia dell’11 maggio 2018, e che riportiamo integralmente. «Uno studio – spiega il comunicato – da cui è emerso che è proprio la Lombardia la regione italiana in cui il mercato equo solidale ha avuto un maggior sviluppo nel Paese. I numeri sono sicuramente incoraggianti: 81 le organizzazioni censite, 139 punti vendita, 157 i lavoratori impiegati di cui oltre la metà sono volontari e 16,1 milioni di euro di fatturato. Cifre che sono destinate ad aumentare nei prossimi mesi visto che il 38% degli interlocutori sono comunque ottimisti per la crescita del settore. La Città metropolitana di Milano è quella che presenta il numero più alto di organizzazioni (21) e di punti vendita (36). Seguono nella classifica le province di Sondrio, Como, Lecco, Monza».

“Bisogna cercare assolutamente – ha aggiunto il responsabile lombardo allo Sviluppo Economico – di non confinare questo settore in una nicchia, ma aiutare il commercio equo solidale ad entrare nelle grandi catene di distribuzione, senza però snaturare quella che è la purezza dei due aggettivi che lo caratterizzano ovvero: ‘equo’ e ‘solidale’”. “Si devono assicurare al consumatore – ha sottolineato – scelte consapevoli attraverso l’informazione e la qualità del prodotto. È il mercato stesso a garantirla sulla tavola dei consumatori; a questo vanno aggiunti, in generale, anche i temi legati alla sostenibilità”. “Un altro aspetto fondamentale – ha spiegato ancora – è l’appropriatezza economica verso il consumatore. E mi riferisco a forme premiali al momento dell’acquisto: perché se questo diventa troppo costoso e poco accessibile, esiste poi il rischio che solo alcuni vi possono accedere. Noi dobbiamo operare, invece, perché questa forma così particolare di acquisto diventi accessibile a tutti viste proprio le sue caratteristiche”. «La ricerca presentata l’11 maggio – conclude la nota stampa – ha anche spiegato che chi abita in Lombardia spende tra i 61 e i 65 milioni di euro l’anno in prodotti del commercio equo. Le migliori clienti sono soprattutto le donne di oltre 45 anni con titolo di studio elevato. I prodotti più venduti nelle botteghe sono gli alimentari. Mentre, nel campo dell’artigianato, un ruolo preponderante lo riveste la vendita delle bomboniere».

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