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Catanzaro, da un’edicola che chiude a un ragionamento sulla Politica assente. Tra passerelle e borghesia decadente!

1 Settembre 2023 - Massimo Tigani Sava

Catanzaro, da un’edicola che chiude a un ragionamento sulla Politica assente. Tra passerelle e borghesia decadente!




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Catanzaro, da un’edicola che chiude a un ragionamento sulla Politica assente. Tra passerelle e borghesia decadente!

La famosa edicola di Piazza Prefettura, nel cuore di Catanzaro capoluogo di regione, chiuderà tra qualche giorno. È stata gestita, finora, con grande professionalità e gentilezza da Francesco Costantino, giunto all’età della pensione. Non ci sarà ricambio: l’ho letto sulla Gazzetta del Sud, ne ho avuto conferma diretta da una telefonata che ha preceduto la stesura di questo articolo. Una notizia apparentemente “piccola” nasconde invece significati grandi, molto più istruttivi di tante inutili passerelle e autoesaltazioni che gettano solo fumo negli occhi. Mi vedo costretto a riprendere un concetto marxiano relativo alla struttura economico-sociale, peraltro fatto proprio da molte teorie scientifiche che si sono susseguite tra fine Ottocento e Novecento. La struttura economico-sociale di una comunità riguarda le forze produttive (uomini, mezzi, strumenti, modi) e i rapporti produttivi. Il resto – dicevano Marx ed Engels – è “sovrastruttura”. Mi fermo qui, a questi due concetti-base, evitando di approdare a una complessità che snaturerebbe il senso di un messaggio che vuole essere diretto, semplice, immediatamente comprensibile. Noto con grande rammarico che, nonostante qualche lodevole iniziativa, le classi dirigenti di Catanzaro e della Calabria si stanno occupando molto di “sovrastrutture” e pochissimo di “struttura”.
Per Marx la “sovrastruttura” era una cosa seria: religione, cultura dominante, politica, arte… Oggi, purtroppo, mentre questa “sovrastruttura primaria”, definiamola così, è in mano alle grandi multinazionali globali e globaliste che ci vogliono imporre anche le guerre “giuste” con centinaia di migliaia di morti, le “sovrastrutture secondarie”, proprie delle piccole comunità, sono fatte troppo spesso di effimero, di passerelle stucchevoli con l’uso di soldi della collettività, di autoelogi fuori luogo, di azioni pubbliche che non riescono a scalfire la struttura nelle sue criticità, che non si concentrano su emergenze, ritardi, drammi economico-sociali, ma che sono solo il respiro di una visione molto “borghese” (per continuare a utilizzare un linguaggio marxiano e marxista) e radical-chic della vita. Ma la borghesia decadente, con i suoi valori miopi ed egoistici, ha fallito. Ha fallito ovunque, come giustamente hanno messo in evidenza i Paesi Brics proprio in questi giorni.
Catanzaro è un microcosmo, la Calabria un microcosmo un po’ più grande. Si potrebbero realizzare tante cose positive se si abbandonasse una consumata visione “borghese” e si iniziasse a guardare alla vita reale, all’economia effettiva, a un tessuto sociale carico di problemi incancreniti. Ecco perché anche la chiusura di un’edicola, nel pieno centro del capoluogo, può stimolare pensieri veri e alternativi: la crisi c’è, è forte, pesante, progressiva. La mancanza di ricambio è un segnale da ascoltare in tutta la sua potenza espressiva. Il crollo delle vendite dei giornali cartacei esiste, ma già da tempo le edicole sono diventate altro, e così le librerie. Ma se nessuno, almeno fino ad ora, se l’è sentita di rischiare e intraprendere nel cuore del centro storico, le ragioni vanno molto al di là della pur innegabile trasformazione del sistema dell’informazione.
Alle crisi epocali si risponde con la politica, la politica alta. E non con i movimenti di palazzo, gli accordicchi, i possibili inciuci. La politica è pensiero, è elaborazione intellettuale, è capacità di trovare risposte strategiche. A Catanzaro e in Calabria manca la Politica, da non confondere con l’amministrazione quotidiana, con la semplice sommatoria di lavori pubblici, con la gestione dell’ordinario. Pensateci bene: Sergio Abramo, che pur ha avuto tanto consenso in un ventennio, ha “toppato” (come si dice in gergo) sui fatti amministrativi o sul piano politico? Io credo che la risposta giusta sia la seconda: sul piano politico, tanto da rimanere intrappolato nel confronto interno e, soprattutto, schiacciato in quello esterno, nei rapporti di forza fra le più grosse realtà calabresi. Nicola Fiorita sta correndo lo stesso rischio e sembra non accorgersene, anche se ancora è troppo presto per rilasciare giudizi definitivi. È la politica, nella sua accezione più nobile, a dover rientrare nel mirino dell’attuale sindaco, senza disperdere energie su attività e iniziative che non sono in grado di modificare la struttura economico-sociale. Sentirsi al centro dell’attenzione può disorientare e far perdere la bussola del vero cambiamento. Occorrerebbe fermarsi un attimo e riflettere, chiedendo anche a qualche assessore di muoversi in cerca di risultati tangibili e collettivi, attraverso la costruzione di processi graduali, silenziosi ma proficui. Un caro amico che stimo mi parla di difetti di comunicazione. Può essere e occorre tenerne conto. In ogni caso è importante, da jonici e magnogreci quali siamo, guardare agli esempi di Temistocle e di Pericle, piuttosto che alle ritualità bizantine che pur sono nel “dna” di Catanzaro! (Massimo Tigani Sava)

Immagine pubblicata: utilizzato un particolare di uno scatto di Franco Cimino apparso sul suo profilo Facebook, con rielaborazione grafica

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