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Coldiretti: per fermare il falso Made in Italy, indicare nelle etichette degli spumanti generici anche l’origine delle uve

27 Novembre 2018 - Local Genius

Coldiretti: per fermare il falso Made in Italy, indicare nelle etichette degli spumanti generici anche l’origine delle uve


Vini, l'Ue ha rettificato il testo del regolamento per assicurare l'indicazione di origine delle uve nelle bottiglie prodotte con vitigni internazionali

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«La Commissione ha rettificato il testo del regolamento sul vino per assicurare l’indicazione di origine delle uve nelle bottiglie prodotte con vitigni internazionali (Chardonnay, Merlot, Cabernet, Sauvignon e Shiraz). Lo rende noto la Coldiretti che esprime soddisfazione per l’accoglimento delle proprie richieste con la rettifica del regolamento della Commissione del 17 Ottobre 2018 ma chiede anche che, per coerenza, l’indicazione di origine venga estesa a tutti gli spumanti». Lo si legge in una nota stampa ufficiale diramata il 20 novembre 2018 da Coldiretti nazionale, e che riportiamo integralmente. «Per fermare il falso Made in Italy una misura analoga – sottolinea la Coldiretti – deve essere adottata anche per gli spumanti generici dove viene indicato in etichetta solo il Paese dove avviene la spumantizzazione, ma non quello dal quale provengono le uve».

«Occorre impedire – sottolinea la Coldiretti – l’inganno dell’importazione di mosti e vini stranieri da utilizzare in Italia per la produzione di “bollicine” da vendere come Made in Italy, senza alcun legame con i vigneti ed il territorio nazionale. L’augurio è che si verifichi una inversione di tendenza nelle politiche comunitarie in un settore già peraltro minacciato da altre decisioni che non tutelano la qualità del prodotto e la trasparenza verso i consumatori. È il caso, ad esempio, dello zuccheraggio – ricorda Coldiretti – l’aggiunta di zucchero al vino che l’Ue consente ai Paesi del centro e nord Europa ma anche il via libera al vino senza uva con l’autorizzazione alla produzione e commercializzazioni di vini ottenuti dalla fermentazione di frutti diversi dall’uva come lamponi e ribes molto diffusi nei Paesi dell’Est. Si tratta di pratiche che in Italia sarebbero punite anche come reato di frode ma che all’estero sono invece permesse con evidente contraddizione, favorita – sottolinea la Coldiretti – dall’estensione della produzione a territori non sempre vocati e senza una radicata cultura enologica che con la globalizzazione degli scambi colpisce direttamente anche i consumatori di paesi con una storia del vino millenaria». «E l’Ue tollera anche la vendita sul mercato comunitario – conclude la Coldiretti – di pseudo vino ottenuto da polveri miracolose contenute in wine-kit che promettono in pochi giorni di ottenere le etichette più prestigiose con la semplice aggiunta di acqua».

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