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Il vino italiano ha un buon potenziale di crescita in Cina anche a causa della “guerra dei dazi” tra Usa e Gigante Giallo

19 Settembre 2018 - Local Genius

Il vino italiano ha un buon potenziale di crescita in Cina anche a causa della “guerra dei dazi” tra Usa e Gigante Giallo


Le esportazioni del nettare di bacco Made in Italy nel gigante asiatico hanno raggiunto il massimo storico di oltre 130 milioni di euro nel 2017, grazie all’aumento del 29%

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«Il vino italiano potrebbe avvantaggiarsi della guerra commerciale tra Usa e Cina dopo che le esportazioni del nettare di bacco Made in Italy nel gigante asiatico hanno raggiunto il massimo storico di oltre 130 milioni di euro nel 2017, grazie all’aumento del 29%. È quanto emerge da una analisi della Coldiretti su dati Istat dopo che Pechino ha annunciato dazi per 60 miliardi di dollari su una lista di prodotti statunitensi tra i quali carne, grano e vino colpiti secondo Bloomberg con extra tariffe del 10%, come risposta alle nuove misure varate dal Presidente Usa Donald Trump. Gli Stati Uniti – sottolinea la Coldiretti – hanno esportato vino in Cina per un valore di 70 milioni di euro in aumento del 33% nel 2017 e si collocano al sesto posto nella lista dei maggiori fornitori, immediatamente dietro all’Italia. Per effetto di una crescita ininterrotta nei consumi la Cina – precisa la Coldiretti – è entrata nella lista dei cinque Paesi che consumano più vino nel mondo ma è in testa alla classifica se si considerano solo i rossi». Lo si legge in una nota stampa ufficiale diramata da Coldiretti nazionale il 18 settembre 2018, e che riportiamo integralmente.

«Per quanto riguarda specificatamente i prodotti Usa interessati dall’aumento dei dazi va sottolineato – continua la Coldiretti – che in Cina è stato rimosso nel 2016 il bando sulle carni suine italiane che teneva fermo quel mercato dal 1999 mentre il via libera alla carne disossata di bovini con meno di 30 mesi è avvenuto nel 2017 dopo 16 anni di bando. In realtà – sostiene la Coldiretti – l’estendersi della guerra dei dazi tra i due giganti dell’economia mondiale ai prodotti agroalimentare apre scenari inediti e preoccupanti nel commercio mondiale anche con il rischio di anomali afflussi di prodotti sul mercato comunitario che vanno attentamente monitorate per verificare l’opportunità di attivare, nel caso di necessità, misure di intervento straordinarie. Non è un caso che Trump abbia annunciato l’intenzione di reagire contro la Cina “se i nostri agricoltori e allevatori saranno colpiti” e per questo sono già stati attivati sostegni ai farmers statunitensi per 4,7 miliardi di dollari come aiuto per compensare le perdite provocate dalla guerre commerciali che sono scaturite dall’applicazione dei dazi. Di queste risorse, pagamenti per 3,6 miliardi saranno assegnati ai coltivatori di soia particolarmente penalizzati nelle esportazioni dalle ritorsioni cinesi. L’aiuto – sottolinea la Coldiretti – è solo una parte dei 12 miliardi di dollari promessi dall’amministrazione Trump per compensare le difficoltà causate ai farmers dalla guerra commerciali e che riguardano anche sorgo, mais, grano, latte, carne di maiale colpiti direttamente o indirettamente».

“Un segnale importante per l’Italia e l’Unione Europea che deve difendere e valorizzare il proprio patrimonio agroalimentare a partire dal prossimo bilancio mentre invece nella proposta della Commissione Europea sono previsti tagli insostenibili per l’agricoltura che è l’unico settore realmente integrato dell’Unione” ha affermato il Presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare altresì “l’esigenza di nuovo approccio nei trattati di libero scambio con i Paesi terzi che non usi l’agricoltura come merce di scambio, dall’accordo Ceta concluso con il Canada a quello che si sta negoziando con i Paesi sudamericani del Mercosur”.

Fotografia pubblicata: degustazione di vino (archivio Local Genius)

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