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A Marcello Furriolo, Parisi e Veltri propongo: autoconvochiamo gli Stati Generali di Catanzaro!

18 Settembre 2023 - Massimo Tigani Sava

A Marcello Furriolo, Parisi e Veltri propongo: autoconvochiamo gli Stati Generali di Catanzaro!




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A Marcello Furriolo, Parisi e Veltri propongo: autoconvochiamo gli Stati Generali di Catanzaro!

Ho letto con estremo interesse l’acuta riflessione di Marcello Furriolo pubblicata su “Catanzaro Informa”. Analoga attenzione avevo rivolto, qualche giorno prima, alla puntuale analisi di Gianni Parisi in tema di “chiusura del centro storico”. Non cito gli scritti di Filippo Veltri con il quale mi confronto più spesso. Catanzaro ha un bisogno assoluto di politica alta finalizzata a costruire un futuro di sviluppo e di benessere per il capoluogo di regione. Tante congiunture negative agiscono assieme alimentando una zavorra pesantissima che disorienta, demotiva e induce a costruire risposte di tipo individualistico, in uno spettro di azione che va dall’intimismo all’iper-attivismo. In un mio recente intervento, utilizzando categorie marxiane, ho sottolineato la differenza sostanziale che per l’amministrazione comunale cittadina dovrebbe esistere tra “struttura” e “sovrastruttura”. Furriolo e Parisi, con accenti diversi, ci hanno spiegato che dovremmo occuparci di struttura. Lo avevo scritto anche io e quindi concordo pienamente. Struttura è, ad esempio, avere idee chiare sulla politica culturale, da tenere distinta rispetto a un’offerta per quanto corposa di intrattenimento, di spettacoli e di iniziative che forse supera la stessa domanda. Le passerelle non servono a nulla, né “l’autoreferenzialità”, così come ha detto Marcello. Politica culturale significa individuare il ruolo esatto e prolifico, sul piano appunto culturale (dagli studi al teatro, dalla musica all’arte, dai musei ai marcatori identitari, dai libri alle biblioteche, ecc.) che Catanzaro vuole costruire da qui ai prossimi venti anni, aspirando a diventare punto di riferimento regionale e meridionale, e magari, ove possibile e per alcuni aspetti, anche nazionale. Una semplice sommatoria, per quanto articolata, di continue proposte, non partorisce da sé una politica culturale. Quanti milioni di euro ha speso Catanzaro, negli ultimi trent’anni, per pagare gli onorari di artisti vari, tutti sempre pronti a suscitare applausi affermando che “viviamo in un posto bellissimo”? La città è diventata, in questi trent’anni, grazie a tali cospicui investimenti, un polo turistico o un polo culturale di rilievo? No! Perché, allora, continuiamo a macinare le stesse cose e, invece, non ci fermiamo un attimo a tentare di capire cosa si potrebbe fare di meglio? Non voglio, ovviamente, criticare gli sforzi generosi di quanti si impegnano per mettere in piedi attività più o meno importanti. Li rispetto tutti! In questa Catanzaro, però, ognuno è solo, o quasi, e troppo spesso procediamo avanti in splendida solitudine. Ognuno fa quel che può. Non esiste un Sistema Catanzaro, questo è il punto cruciale rispetto al quale pur avendo sostenuto apertamente Nicola Fiorita sono rimasto, almeno fino ad ora, abbastanza deluso.

Passiamo ad un altro argomento cruciale: il disegno urbanistico di una città che continua a essere divisa per quartieri. La nefasta tripartizione della grande provincia di Catanzaro, a fronte della permanenza delle molto più estese “sorelle” di Cosenza e di Reggio Calabria, è stato uno dei maggiori errori politici degli ultimi cento anni. Quella mal gestita fase ha inginocchiato progressivamente una “rendita di posizione” che il capoluogo aveva in termini di erogazione di servizi e di presenze quotidiane. Si aggiunga che la storica negazione di Catanzaro Città di Mare, questione ancora più antica, ha privilegiato per decenni un modello di arroccamento che oggi dimostra tutti i propri limiti. Le “timpe”, per ragioni note, sono state privilegiate rispetto allo Jonio di Ulisse, mentre la speculazione edilizia si è spalmata su un ampio tratto di Golfo di Squillace. Da qualche anno l’unica area che cresce, ma in maniera disordinata e non governata, è quella di Catanzaro Lido. Marina si allunga, seguendo il tracciato della statale 106, e si espande commercialmente senza avere né un disegno ben studiato né un collegamento armonioso con il resto della città. Tutti gli altri quartieri soffrono, da S. Elia a S. Maria, dal Corvo a Siano, da Piterà a Germaneto: non è mai stata assegnata, a ciascuno di essi, una funzione economico-sociale ben precisa. Si chieda a qualsiasi residente di Catanzaro Lido, me compreso, se è interessato o meno alla chiusura di un pezzetto di Corso Mazzini: un “non problema” (si vedano anche i servizi pubblicati da “La Nuova Calabria”)! Terzo e ultimo argomento, tra i tanti che dovrebbero essere all’ordine del giorno: la Catanzaro che langue e che non risorge, l’economia della città che dà continui segnali di debolezza. Su questo fronte occorre aprire finalmente una discussione di spessore elevato, arricchita da contributi professionali e da apporti politici che devono riuscire a superare le logiche del quotidiano e della polemica fine a se stessa. Occorre parlare al più presto di industrie, di commercio, di pesca, di servizi, di sanità, di artigianato, di turismo, di ristorazione, di ambiente. Stiamo già scontando un ritardo enorme rispetto al quale anche le stesse associazioni di categoria sarebbero chiamate a dire la loro con maggiore efficacia.

A Marcello Furriolo, Parisi e Veltri propongo: autoconvochiamoci! Cento, duecento, trecento persone… ognuno con la propria esperienza e le proprie specificità. E iniziamo a discutere di tutto. Nell’Atene di Clistene e Pericle la “boulé”, composta da 500 cittadini, prendeva le decisioni politiche. Lo faremo gratuitamente e con puro spirito servizio. Le più belle città d’Europa, da quelle anseatiche ai gioielli del Medioevo e del Rinascimento italiano, hanno imitato quel modello, con risultati mirabili. Autoconvochiamo gli Stati Generali di Catanzaro (profumo transalpino di “rivoluzione” popolare!) e apriamo una discussione lunga, serena, seria, qualificata sul presente e sul futuro della nostra Città: dagli artigiani ai medici, dai geometri agli agronomi, dagli ingegneri ai giornalisti, dai docenti agli imprenditori, dai commercianti ai pensionati, dagli agricoltori agli universitari… Proviamoci e bypassiamo quanti fanno finta di capire o non riescono a capire! (Massimo Tigani Sava)

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