Sandro Pertini, una delle più grandi personalità politiche del Novecento italiano, fu prima di tutto un socialista e un ferreo sostenitore della “questione morale”. Si ricorderà il suo rapporto di profonda stima e condivisione di valori con Enrico Berlinguer, sebbene Pertini non sia mai stato comunista. Ma Enrico Berlinguer, in sintonia con il “Presidente più amato dagli Italiani”, considerò la “questione morale” come un presupposto fondamentale e irrinunciabile dell’impegno politico. Vorrei inoltre ricordare come Sandro Pertini, anche durante il proprio mandato al Quirinale, e quindi legittimo detentore di diritti di residenza in uno dei più maestosi palazzi d’Europa, visse con la moglie Carla Voltolina in una mansardina del centro storico di Roma, di circa 40 mq, in fitto. L’immenso Sandro Pertini non aveva neanche una casa di proprietà nella Capitale di una Repubblica che aveva contribuito a costruire da protagonista. Certo Sandro Pertini è stato un leader della Resistenza antifascista e uno strenuo difensore della Costituzione repubblicana. Sarebbe giusto, però, che tutti coloro i quali oggi, a Catanzaro, intendono legittimamente dedicargli una via o un luogo, ricordino prima di tutto che Sandro Pertini fu un Socialista con la “S” maiuscola, e come Enrico Berlinguer un sostenitore della “questione morale” quale precondizione di un agire politico credibile e coerente. Forma e sostanza, un binomio inscindibile e imprescindibile. Eugenio Riccio, capogruppo della Lega molto competente e dotato di notevole spirito civico, è intervenuto sul tema rischiando di non cogliere fino in fondo la profondità giganteggiante di Sandro Pertini. Riccio, riprendendo una discussione nazionale, propone di ricordare anche la figura di Giorgio Almirante che, mentre Pertini militava nelle schiere socialiste e subiva le persecuzioni del regime mussoliniano, scelse culturalmente e politicamente la sponda fascista. Tra il 1938 e il 1942, da giovane giornalista, Almirante fu segretario del comitato di redazione della rivista antisemita e razzista “La difesa della razza” e aderì con convinzione e ruoli dirigenziali, nel 1943, alla Repubblica Sociale Italiana. C’è, però, un filo bianco che lega le personalità di Pertini, Berlinguer e Almirante: le “mani pulite”, il profondo rispetto per gli studi e la cultura, la politica intesa come espressione di ideali forti e non come pura gestione del potere, il coraggio di esporsi in prima persona, la coerenza. Non è un caso che anche Giorgio Almirante, nel 1984, volle tributare un ultimo omaggio al leader comunista prematuramente scomparso, accompagnato al feretro da Gian Carlo Pajetta. È noto che sia Sandro Pertini sia Giorgio Almirante, tra tantissimi, piansero per la morte di Enrico Berlinguer. Inoltre i tre leader, pur essendo tutti e tre di origini non popolari, approdarono sempre, da percorsi politico-culturali anche contrastanti, a un giudizio negativo su un certo modo di essere borghesi e sul ruolo frenante di certa borghesia rispetto agli assetti economico-sociali del Paese. Chiedo scusa se non ho potuto neanche ipotizzare una ricostruzione storica, anche minima, dei decenni più tormentati del Novecento nei quali si sono espresse le figure di Pertini, Berlinguer e Almirante. Né, di conseguenza, ho potuto sintetizzare le biografie di tre personalità tanto complesse. Possiamo però, anche da questi brevi cenni, estrapolare delle “verità”: tutti e tre credevano fermamente nelle cose che facevano ed erano assolutamente coerenti fra credo politico e vita concreta. Erano tre persone serie ed oneste: un riferimento sicuro e carico di dignità per ognuno che guardasse al loro esempio. Concludo ricordando, anche all’amico Riccio, che non bisogna mai correre il rischio di confondere l’analisi storica, che pretende non solo rigore ma anche l’approccio critico della complessità, con la battaglia politica. Mai strumentalizzare la storia, o singoli episodi di essa, nell’agire politico. Mi sento di sottoscrivere, da intellettuale catanzarese, la proposta di intitolare a Sandro Pertini una via o un luogo di Catanzaro. La stessa cosa si faccia per Enrico Berlinguer (non so se sia già stato fatto). Analoga attenzione tributerei, in una fase in cui le “questioni sociali” sono dirimenti, ai sindacalisti Bruno Buozzi e Giuseppe Di Vittorio. Al contempo non avrei nulla da rimproverare se qualcuno immaginasse di concedere lo stesso onore a Giorgio Almirante, non certo per “rivalutare” il fascismo, ma come testimonianza di una vita politica spesa con le “mani pulite”! Ecco quindi che se Catanzaro intenderà esaltare, attraverso l’intitolazione a Sandro Pertini, il coerente binomio politica-questione morale, non si potrà che essere d’accordo offrendo peraltro chiavi di lettura più moderne e attuali all’Italia intera. Poco senso avrebbero, invece, eventuali scontri politici, potenzialmente anche strumentali o puramente formali, ancorati a giudizi storici che meritano ben altro approccio. (Massimo Tigani Sava)
Ricordare Pertini a Catanzaro? Giusto! Come Berlinguer e Almirante credeva nel binomio politica-questione morale
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