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EDITORIALE – Catanzaro, il sindaco <strong>Nicola Fiorita</strong> ha fatto una scelta politica poco convincente e rischiosa

13 Agosto 2023 - Massimo Tigani Sava

EDITORIALE – Catanzaro, il sindaco Nicola Fiorita ha fatto una scelta politica poco convincente e rischiosa


Forti limiti intrinseci e anche di comunicazione. Lo scenario generale. Nessun pregiudizio "aristotelico": ora non resterà che valutare i fatti. Nessuno però parli di fortino del centrosinistra!

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EDITORIALE – Catanzaro, il sindaco <strong>Nicola Fiorita</strong> ha fatto una scelta politica poco convincente e rischiosa

La nascita di una nuova Giunta comunale che potremmo definire Fiorita-Talerico-Pd presenta forti limiti di natura politica, anche in termini di comunicazione. Non sarebbe giusto far finta di nulla. Serve prima di tutto rispetto nei confronti dell’opinione pubblica e degli elettori, scongiurando così il pericolo di letture strumentali. Non posso inoltre non confrontare quanto accaduto con tutte le considerazioni da me già espresse, sempre caratterizzate da estrema convinzione, sulla figura e sul potenziale del nuovo sindaco. I difensori dell’inattesa “svolta” hanno voluto dare l’idea di una coraggiosa “rivoluzione d’ottobre”, in salsa ferragostana, nata per difendere l’ortodossia del centrosinistra contro il pericolo leghista e contro la destra conservatrice. “Ma mi faccia il piacere…” avrebbe commentato il geniale Totò! Se è vero che l’avvocato Talerico ha sostenuto al ballottaggio Fiorita, è manifesto che lo stesso, nella qualità di neo commissario regionale, sia attivamente impegnato nell’organizzazione, in tutta la Calabria, di “Noi Moderati”, partito saldamente ancorato nel centrodestra e guidato a livello nazionale da Maurizio Lupi. Sia sufficiente consultare il sito ufficiale del partito di Lupi è apparirà subito, accanto al simbolo, la frase che ne spiega il programma: “Noi, i moderati del Centro Destra”. Nessuna ambiguità, nessuna mancanza di chiarezza, totale legittimità di agire politico. Del resto, alle recenti elezioni regionali in Lombardia, “Noi Moderati” ha conquistato un seggio sostenendo il presidente Attilio Fontana, esponente di primo piano della Lega, accanto ai 22 eletti di Fdi, ai 15 del Carroccio e ai 6 di Forza Italia. Inoltre, nella recentissima riunione di Gizzeria, Antonello Talerico aveva al proprio fianco Pino Galati e Nino Foti che non hanno bisogno di presentazioni essendo stati per anni protagonisti della vita politica calabrese e nazionale.

Questo ragionamento, si badi bene, non mira a sottolineare in alcun modo una presunta incoerenza politica del consigliere regionale e comunale Antonello Talerico che ha semplicemente giocato le proprie carte, che ha inteso rafforzarsi (riuscendoci), e che molto probabilmente, se continuerà il proprio impegno in questa formazione, alle prossime elezioni provinciali di Catanzaro si ritroverà a far parte, con maggiore peso, di una forte coalizione di centrodestra in linea con il governo regionale e romano. Le riflessioni appena proposte servono invece, e credo con rigore cartesiano, a spiegare come la coalizione che da qualche giorno sostiene il sindaco Nicola Fiorita non possa più definirsi di centrosinistra. A Catanzaro, sia chiaro, non c’è alcuna Nuova Resistenza contro il “pericolo” di trionfo della destra. C’è, invece, un tentativo di governo della città che fa capo al sindaco Nicola Fiorita nell’ambito della sperimentazione di una formula politica oggettivamente innovativa che se da un lato avvantaggia Antonello Talerico e “Noi Moderati”, dall’altro indebolisce la figura di un Nicola Fiorita che del concetto di “alternativa” militante aveva fatto una bandiera.

Fiorita e il Pd hanno commesso un errore? Non voglio essere presuntuoso, troppo presto per dirlo. Nessuno, però, per carità, alzi la bandiera ideologica di un centrosinistra che resiste nel fortino. Il fortino non c’è proprio! C’è un tentativo (civico, sperimentale, battezzatelo come volete…) di sopravvivere nel governo della Città, senza aver valutato bene tutte le ricadute politiche negative e d’immagine. Oppure la si è fatta questa valutazione e si è ritenuto che fosse un prezzo politico da pagare.

Avevo già avuto modo di scrivere che un errore politico grave si verificò, all’inizio di questa legislatura, quando il sindaco, non dotato di maggioranza consiliare, decise di non aprire al centrodestra, in una logica politico-istituzionale accettabile e inevitabile, per la poltrona di presidente del consiglio comunale. Era quella la fase in cui Fiorita e i suoi avrebbero dovuto ragionare in modo puntuale sull’opportunità di guardare subito a soluzioni politico-istituzionali ampie, capaci di dare fiducia al sindaco e alla sua Giunta per il bene del capoluogo. Non lo si fece e le conseguenze negative si sono viste tutte. Poi Fiorita propose più volte un “Patto per la Città”, immaginando molto probabilmente di riprendere una visione politico-istituzionale larga, non condizionata da steccati di coalizione. Si giunge, invece, con un certo tormento che Aldo Casalinuovo ha ben messo in evidenza riferendosi al clima della conferenza stampa di presentazione della nuova Giunta, a un esecutivo Fiorita-Talerico-Pd. Nessuno scandalo politico, sia chiaro, in un mondo in cui i cittadini, anche a livello nazionale, dimostrano enorme disaffezione per le urne, per gli schematismi e quindi per le attuali aggregazioni partitiche. Però ripetiamo bene il concetto, per il futuro: rispetto alle premesse della campagna elettorale si è sancita una rottura, una soluzione di continuità netta che legittima, per tutti, qualsivoglia tipo di scenario. Ora il sindaco e la sua Giunta non potranno essere misurati sul piano delle coerenze politico-partitiche, a meno di arrampicarsi sugli specchi, ma soltanto sui contenuti e quindi sull’azione concreta di governo.

Sarebbe stato più utile e proficuo, per Nicola Fiorita scelto dal popolo catanzarese, appellarsi alla città, a tutte le forze sociali, e quindi al Consiglio comunale. A tutto il Consiglio comunale, per chiedere la fiducia su una Giunta di alto profilo e su alcuni punti programmatici fondamentali. Nessun “Manuale Cencelli” alla mano, ma solo ragionamenti alti su una rosa di figure di assessori non dico tecniche, ma abbastanza al di sopra delle parti. Per il bene della Città, per il futuro del Capoluogo, per superare tante emergenze (a partire da quella idrica), ma anche per portare avanti progetti nuovi e di straordinario respiro. Il garante di tutto? Il sindaco. Il sindaco scelto dal popolo al ballottaggio. E sia chiaro: quel voto per Fiorita non ha voluto significare il trionfo a Catanzaro del centrosinistra, sconfitto pesantemente al primo turno, ma una robusta domanda di cambiamenti radicali al di là di ogni ingessatura partitica o di coalizione. Nessuna aggregazione precostituita, infatti, ha la patente di “rinnovamento” o di “verginità” che cammina sulle gambe delle persone e non delle bandiere. Vogliamo soffermarci su un esempio pratico di convinto stravolgimento delle vecchie liturgie? Non si diventa assessore o altro perché si hanno i voti (misura da tenere in debito conto che però non può mai essere decisiva), non si assume un incarico perché si appartiene ad un gruppo, ma solo perché si è bravi e si è molto ferrati nelle materie di competenza, tanto da poter essere utili per la collettività. Questa sì sarebbe una trionfale “rivoluzione copernicana”, un cambiamento reale di vento! Direi quasi una bufera! Altri scenari li abbiamo già visti per tanti anni, con esiti non trionfali o addirittura deprimenti.

Nicola Fiorita si è assunta la piena responsabilità politica di questo passaggio assai delicato che a mio personale avviso lo chiude in un angolo: se farà grandi cose avrà avuto ragione, ma se dovesse sorgere qualche problema o intoppo non avrà una terza chance se non quella del voto. Un voto in una città saldamente di centrodestra, per orientamento politico e culturale. Inoltre, chiunque sia rimasto all’opposizione avrà mille ragioni per essere ancora più duro e per non fare sconti. Mentre i delusi del centrosinistra manifesteranno amarezza e disagio. Il quadro generale non è favorevole, ma Nicola Fiorita ha deciso di andare avanti per questa strada. Forse avrebbe fatto meglio a usare la pausa di Ferragosto per riflettere ancora di più in termini politici e di prospettiva. Non c’è che da augurargli una grande fortuna e garantirgli tutto il sostegno che ogni cittadino che ama la propria comunità è chiamato, sempre e comunque, ad offrire. Quando mi sono schierato pro Fiorita ho immaginato che fosse un ottimo politico e non un ottimo amministratore, perché a mio avviso Catanzaro e la Calabria necessitano di politica. Il sindaco politico delega completamente l’amministrazione, riservandosi il ruolo di indirizzo e di verifica: Fiorita avrebbe potuto farlo appellandosi alla partecipazione e al contributo di tutto il Consiglio comunale. Fare politica avrebbe dovuto essere, a mio avviso, e per le caratteristiche che ha, la sua missione. Non vivo di verità aristoteliche immutabili. Osserverò con attenzione quello che accade. E ribadisco: Catanzaro e la Calabria hanno più che mai bisogno di politica perché le emergenze drammatiche che abbiamo di fronte non si possono superare con la sola buona amministrazione. Spero che Nicola Fiorita lo comprenda e recuperi al più presto! (Massimo Tigani Sava)

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