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I Bronzi di Riace? Rimangano a Reggio Calabria! Avremmo dovuto valorizzare al meglio il nostro patrimonio archeologico

6 Maggio 2019 - Massimo Tigani Sava

I Bronzi di Riace? Rimangano a Reggio Calabria! Avremmo dovuto valorizzare al meglio il nostro patrimonio archeologico


Dagli scavi da incentivare alla lotta, culturale oltre che legale, per impedire il trafugamento di reperti archeologici. Meglio i Musei pubblici, a disposizione di tutti!

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I Bronzi di Riace? Rimangano a Reggio Calabria! Avremmo dovuto valorizzare al meglio il nostro patrimonio archeologico

La “questione” – chiamiamola così – “Bronzi di Riace” è ritornata nuovamente alla ribalta: lasciarli lì dove sono, e cioè nel Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria, e solo lì poterli ammirare, o consentirne temporanei spostamenti? Local Genius si schiera decisamente per la prima ipotesi. Non si tratta di un “semplice” quadro, per quanto di altissimo valore, ma di statue bronzee delicate per definizione. Qualsivoglia rischio di danneggiarle, pur adottando tutte le possibili precauzioni regalate dalle nuove tecnologie, non deve essere affrontato. Non si sa mai, il caso talvolta gioca brutti scherzi! Ma c’è di più: il vero sforzo da compiere è quello di valorizzare e promuovere ancora di più i Bronzi di Riace, di pari passo con il rilancio dell’immagine della Calabria turistica e naturalistica, della Calabria terra antichissima, della Calabria ricca di testimonianze del passato, della Calabria terra degli Enotri e della Magna Grecia. Su questo fronte, nonostante gli apprezzabili risultati crescenti nella gestione del Museo Nazionale di Reggio Calabria, c’è tantissima strada da fare, e non a chiacchiere. Una strada che richiama, nel suo complesso, il modo in cui, da molti decenni a questa parte, la Calabria non ha saputo utilizzare al meglio la sua ricchezza archeologica. Tanti i problemi aperti, che accenniamo sommariamente:

  1. Avremmo potuto e dovuto scavare molto di più, alla ricerca dei tesori nascosti di Rhegion, di Kroton, di Lokroi, di Sybaris e di numerose altre città della Magna Grecia. Così avremmo dovuto fare per numerosi altri siti archeologici che fanno riferimento ad età precedenti o successive. Campagne di scavi adeguate, impegnative, programmate, intense, con investimenti finanziari importanti, avrebbero potuto restituire alla Calabria patrimoni ancora più ricchi, affascinanti e unici, distintivi e identitari. Si pensi, invece, a quante risorse finanziarie sono state sperperate e “mangiate” nei decenni, inseguendo ben altri modelli di sviluppo.
  2. Avremmo dovuto tutelare al meglio il nostro immenso patrimonio archeologico e storico. Pensiamo a un aspetto sul quale si ragiona troppo poco e che ci viene di volta in volta spiegato dalle inchieste della magistratura e dalle indagini delle forze dell’ordine specializzate in materia, sul trafugamento di reperti archeologici. Tra tombaroli e speculatori senza scrupoli, quanti tesori ha smarrito la Calabria? Quanti danni sono stati fatti al patrimonio culturale di una terra così nobile e antica? Pensateci bene: la sete di guadagno facile da parte di pochi e il desiderio (in effetti assurdo) di possedere in proprio, tra le mura di casa, questo o quel reperto archeologico (vasi, bronzi, monete, ceramiche di varia natura…) ha prodotto danni devastanti, nonostante il meritorio impegno degli inquirenti nel perseguire questi reati e che ha consentito di restituire allo Stato tantissimi reperti trafugati. Di fronte a questo fenomeno, al di là del naturale sostegno alla magistratura e alle forze dell’ordine sul fronte della repressione, dovremmo tutti lanciare continui appelli alla società civile per respingere con forza atteggiamenti sbagliati, per indurre ognuno a rifiutare possibili assurde tentazioni. Che c’è di più bello che entrare in un Museo pubblico e poter godere di tanta ricchezza storica, archeologica e culturale peraltro adeguatamente sistemata e presentata da esperti? Che senso ha possedere in casa propria, se non per pura insana cupidigia, questo o quel singolo reperto archeologico?
  3. Dovremmo educare la nostra gioventù a capire che l’unica seria azione di sviluppo per la Calabria, capace di recuperare tutti i ritardi atavici (disoccupazione, basso reddito pro capite, ecc. ecc.) è quella che usa come leva di sviluppo la piena tutela e valorizzazione del paesaggio, della natura, dell’immenso patrimonio storico, artistico, archeologico, culturale e di tradizioni di cui dispone questa terra tanto bella quanto maltrattata. Mandiamo a casa i protagonisti di quel politicume che ci fanno capire, con le proprie azioni, che il loro modo di intendere la convivenza civile è purtroppo basato sul altri valori, talora anche maleodoranti, o addirittura conniventi con la malavita e la mafia. Mandiamo a casa quella burocrazia ingorda e ignorante che sa solo sperperare le risorse pubbliche senza indirizzarle verso il bene collettivo.

Chiudiamo queste considerazioni, che abbiamo più volte proposto nel tempo anche su diverse testate giornalistiche, pubblicando quanto si spiega, sui Bronzi di Riace, sul sito ufficiale del Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria (www.museoarcheologicoreggiocalabria.it). Lo facciamo per invitare tutti i Calabresi e non a fare visita al Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria che rappresenta uno dei presìdi culturali più importanti del Mediterraneo, in grado di regalarci un non comune e suggestivo tuffo nella storia. Un bene pubblico che è l’orgoglio, assieme ad altre realtà simili, del nostro Mezzogiorno e dell’Italia tutta, in quanto conserva le nostre radici più preziose. “I Bronzi di Riace, considerati tra le testimonianze più significative dell’arte greca classica, sono due statue bronzee raffiguranti due uomini nudi, originariamente armati di scudo e lancia, divenuti simbolo della città di Reggio Calabria. Le statue sono oggi esposte al Museo Archeologico di Reggio Calabria, dove sono tornate nel dicembre 2013 dopo il restauro del museo, tutt’ora in corso. I Bronzi furono ritrovati nel 1972, in eccezionale stato di conservazione, sul fondo del mar Ionio, nei pressi del comune di Riace Marina, da un appassionato subacqueo durante un’immersione a circa 200 m dalla costa ed alla profondità di 8 m. Le ipotesi sulla provenienza, sulla datazione e sugli autori delle statue sono diverse. Risalenti probabilmente alla metà del V sec. a.C., si è supposto che i Bronzi fossero stati gettati in mare durante una burrasca per alleggerire la nave che li trasportava o che l’imbarcazione stessa fosse affondata con le statue. Un primo restauro avvenne negli anni 1975-80 a Firenze, dove, oltre alla pulizia e alla conservazione delle superfici esterne, si cominciò a svuotarne l’interno dalla terra di fusione originaria. I Bronzi di Riace sono alti 1,98 e 1,97 metri e pesano 160 kg. Raffigurano due uomini completamente nudi, con barba e capelli ricci, il braccio sinistro piegato, e il destro disteso lungo il fianco. Ambedue indossavano un elmo, impugnavano una lancia o una spada nella mano destra e reggevano uno scudo con il braccio sinistro, elementi smontati al momento dell’imbarco per permettere di adagiare sulla schiena le statue e facilitarne il trasporto. Originariamente erano ancorati alla loro base grazie ad una colatura di piombo fuso fatto fluire sia entro i piedi sia nell’incavo predisposto nella base stessa. Una volta solidificato, il piombo assunse la forma di tenoni che i restauratori dovettero asportare per penetrare all’interno della statua…». I Bronzi di Riace rimangano a Reggio Calabria! (Massimo Tigani Sava)

Fotografia pubblicata: immagine dei Bronzi di Riace pubblicata sul sito ufficiale
del Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria (www.museoarcheologicoreggiocalabria.it)

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