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Il Caso Gratteri: tra scelte del Csm per la Procura di Napoli e il Sistema che punta la Magistratura a 30 anni da tangentopoli

8 Luglio 2023 - Massimo Tigani Sava

Il Caso Gratteri: tra scelte del Csm per la Procura di Napoli e il Sistema che punta la Magistratura a 30 anni da tangentopoli


Un contesto particolare e di rilevanza strategica sposta il confronto al di là della specifica e routinaria valutazione su curricula, attitudini e programmi di lavoro

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Il Caso Gratteri: tra scelte del Csm per la Procura di Napoli e il Sistema che punta la Magistratura a 30 anni da tangentopoli

La scelta del nuovo Procuratore della Repubblica di Napoli, a giudicare da quanto si legge sulla stampa anche nazionale, si sta delineando, di fatto, come un nuovo Caso Gratteri. Qualcosa di simile accadde al momento della scelta del magistrato che avrebbe dovuto guidare la Direzione nazionale antimafia (Dna). Ora, però, il clima è cambiato. Cambiato di molto, con tinte di rilevanza storica e strategica. Dal ’92, anno dell’inizio di tangentopoli e del crollo della Prima Repubblica, la magistratura ha assunto un ruolo sempre più rilevante. I suoi acerrimi avversari, che da ora in poi chiameremo Sistema, hanno subito questa inevitabile evoluzione del potere giudiziario, l’hanno temuta e osteggiata, hanno tentato di ostacolarla in vario modo. Io personalmente ritengo che sia stato il profondo decadimento della politica a lasciare spazio ad altri poteri e contropoteri. Dico sempre che se il mondo politico del ’92 fosse stato rappresentato da personalità quali de Gasperi, Moro, Nenni, Pertini, Berlinguer, Ingrao, Pannella, e mettiamoci pure Almirante tanto per coprire l’intero arco costituzionale, lo scenario sarebbe stato completamente diverso. La politica degli anni a cavallo tra gli Ottanta e i Novanta non commise solo il grave errore di non avviare una fase potente di rigenerazione interna e collettiva, ma soprattutto di non capire che il crollo del Muro di Berlino avrebbe preteso e imposto accelerazioni profonde, la fine di rendite di posizione durate quasi mezzo secolo, nonché la costruzione di nuovi equilibri geopolitici. Per quanto mi riguarda, sia la magistratura sia la stampa hanno svolto in questi ultimi decenni, con tutti i possibili errori ed esagerazioni, il ruolo primario di difesa della Costituzione contro l’aggressione delle massomafie e delle mafie alleate con le porzioni deviate delle istituzioni, dell’economia, della società.

La guerra tra Ucraina e Russia, che rientra in una più complessa risistemazione globale ed epocale delle sfere di influenza delle grandi potenze, con in primo piano Cina e Usa, e le difficoltà e contraddizioni di un’Unione Europea che non è ancora Stato Federale (lo sarà mai?), hanno costruito rapidamente un nuovo scenario anche in Italia. Il Sistema (vedi sopra), che ha mille rivoli e tentacoli, sta tentando di infliggere un duro colpo alla magistratura, nel suo complesso ma con un occhio attento a quella più in trincea, nonché al potere della stampa di informare, fare inchieste, indagare. Secondo i progetti del Sistema, che già la P2 aveva immaginato, in Italia non potremo mai avere uno Scandalo Watergate: grazie alla lunga e pericolosa inchiesta del Washington Post firmata da due giovani giornalisti, Bob Woodward e Carl Bernstein, poi premiati con il Pulitzer (1973), si dimise l’allora Presidente degli Usa, Richard Nixon. Avete capito? Il Presidente degli Usa, quello che ha la valigetta con i codici delle atomiche, e non il capo del circolo della bocciofila di Vattelappesca. Per il Sistema italiano, e tutti i suoi alleati più o meno autorevoli, i giornalisti italiani dovrebbero fare i passacarte, pubblicare comunicati stampa e scrivere libri sulla storia dei fumetti! E invece Woodward e Bernstein venivano informati da una ben inserita Gola Profonda, la cui identità rimase nascosta per decenni, fino a scoprire, per sua stessa rivelazione, che era stata un altissimo funzionario dell’FBI. In Italia, invece, vogliono imporre il segreto quasi assoluto alle indagini della magistratura, ma vi rendete conto?

Torniamo al Caso Gratteri e alle scelte del Csm per Napoli. Gratteri è un simbolo, per tanti motivi: perché è il Nemico Numero Uno della ‘ndrangheta, a livello mondiale; perché è stimato ovunque; perché è lontano dalle correnti della magistratura; perché non si fa mettere i piedi in testa da nessuno; perché rischia la vita ogni giorno come tanti altri suoi colleghi valorosi. L’imminente decisione del Csm per la guida della Procura di Napoli esula da una normale valutazione dei curricula di diversi valenti candidati. E genera un Caso Gratteri che si inserisce a pieno titolo nel potente (questa volta più che mai) tentativo del Sistema di ridimensionare il ruolo della Magistratura in Italia. La politica, ma sarebbe meglio dire Certa Politica, immagina di poter riacquistare centralità assoluta non comprendendo che prima dovrebbe conquistare autorevolezza e stima da parte del popolo. I protagonisti della Repubblica nata dopo il crollo del nazifascismo erano forti e autorevolissimi perché venivano dalla Resistenza, perché scrissero la Costituzione e costruirono la democrazia. Vedete qualcosa di simile in giro? Sarà sufficiente prevedere la separazione delle carriere dei magistrati, mettere altri bavagli alla stampa, o immaginare di abolire il reato di abuso d’ufficio, o intervenire ancora sulla prescrizione, o introdurre cavilli salva-poltrone? Il Sistema ci sta provando, anche se non vogliamo escludere che in giro per l’Italia ci siano veri estimatori del sano garantismo e degli insegnamenti di Beccaria. Il Sistema vuole approfittare di una congiuntura favorevolissima: Pd ancora in difficoltà, Movimento 5Stelle ridimensionato, drammatica crisi economico-sociale, governo Meloni favorito allo stato dal sostegno rigido all’Ucraina e dall’allineamento con la Casa Bianca, la morte di Berlusconi con il quale muore anche il collante trasversale dell’antiberlusconismo, Fi e Lega in cerca di un futuro stabile e soprattutto di non farsi fagocitare da Fdi, la palude che gioca sempre a fare la palude. Ce la farà il Sistema a dare scacco matto? Non tutto è rose e fiori. La magistratura pare stia intuendo il pericolo, qualche settore della stampa inizia a ragionare, in Ue (in particolare Francia e Germania) non vedono di buon occhio un’Italia poco europea, e poi, come narra un vecchio adagio, chi vince troppo poi perde, ed è la situazione in cui si trova un centrodestra che sta occupando ogni spazio di manovra senza opportuni filtri e fino a rischiare l’implosione. Ecco quindi che il Caso Gratteri cade in una situazione così complessa da poter prevedere qualsivoglia scenario, comunque indipendente, lo ripeto, dalla specifica e routinaria valutazione su curricula, attitudini e programmi di lavoro. Non me la sento di accettare scommesse. Certo è che la massomafia calabrese accompagnerebbe Gratteri a Napoli su un cavallo bianco e le bandiere al vento, mentre la camorra e la massomafia campana temono l’arrivo di uno tsunami. Vedremo! (Massimo Tigani Sava)

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